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GIOVANI
Un’amministrazione moderna del territorio comunale non può prescindere da politiche in grado di mettere al centro del progetto le giovani generazioni. Anche perché ad Assisi non trovano uno sbocco lavorativo e tutti meditano di andarsene. Si perdono così le migliori energie. Nel farlo sarà di primaria importanza rompere il “circolo vizioso delle politiche giovanili” legato alla scarsità di risorse economiche e sempre più improntato a una sorta di assistenzialismo, con soluzioni conseguentemente legate a risorse deboli per tematiche sfocate o di bassa definizione. Tre i grandi ambiti che racchiudono e definiscono le problematiche delle masse giovanili sul territorio: cultura e partecipazione, formazione e lavoro, casa e accesso al credito.
Un nuovo slancio alle politiche giovanili deve essere dato implementando la strategia delle connessioni e mettendo in atto progetti a “qualità condivisa”. Questo nuovo corso trova il suo punto di partenza nella partecipazione, necessaria per avviare un percorso di riflessione volto a dare soluzione ai problemi, organizzare e quindi non solo fruire. Passo importantissimo per la riscoperta della politica come mezzo per risolvere i problemi della comunità di appartenenza.
La Carta Europea di Partecipazione stabilisce modalità “leggere” di partecipazione attiva alla vita della città da parte dei giovani, ma l’amministrazione locale deve essere capace di mettere a sistema le forme di coinvolgimento già esistenti e di saperne cogliere di nuove. Un esempio va visto nel Calendimaggio, che rappresenta per i giovani, in origine del centro storico e nel tempo di tutto il comune, un vero e proprio “caveau” di cultura, tradizioni e opportunità commerciali, ma soprattutto di reti, relazioni sociali e processi di comunità.
Le Associazioni, le “leve civiche”, forme di volontariato e associazioni sportive sorte negli anni, hanno dato ampia dimostrazione nel tempo del loro ruolo fondamentale anche di veri e propri presidi della tutela del territorio. La creazione di un rapporto/confronto tra queste realtà e l’amministrazione, anche attraverso percorsi di informazione (un ruolo fondamentale è rappresentato dalle nuove tecnologie), sviluppa la logica del prendere parte\sentirsi parte, che genera appartenenza e incentiva la tutela del Bene Comune. Perché la partecipazione abbia un vero senso è indispensabile che i giovani possano esercitare fin d’ora un’influenza sulle decisioni, diventino un organismo che conta e con la città debba fare i conti, producano e abbiano potere per produrre cambiamento.
Non una politica per i giovani ma una politica dei giovani. Un esempio: si potrebbero trasformare alcuni spazi comunali (e non) inutilizzati in luoghi aperti tutto il giorno e parte della notte, gestiti in collaborazione con l’amministrazione, che ospitino veri e propri cantieri giovanili, spazi polivalenti e attrezzati in grado di dare risposta alle più disparate esigenze, dallo studio all’incontro e confronto, dal gioco alle varie forme di espressività giovanili (mostre di giovani artisti, sale prove, concerti, dj set, jam musicali, teatro, video, cinema, tecnologie digitali), alle sedi delle varie associazioni. Creare dunque un unico spazio che offra più servizi, frequentabile non solo da giovani, ma anche da adulti, con le loro famiglie. Questo significherebbe trasformare luoghi inutilizzati in luoghi che generano risorse. Intanto perché i vari servizi, seppur offerti a prezzi politici, rappresenterebbero comunque una rendita. E poi perché questi spazi produrrebbero energie, passioni e impegno.
Altro passaggio è quello di promuovere un coordinamento di tutte queste realtà culturali e sociali sul territorio. Primo ruolo di questo organismo sarà quello di tessere una rete “orizzontale” tra esse e massimizzare l’efficacia delle azioni delle singole realtà, portando una razionalizzazione degli sforzi grazie a una gestione del calendario e all’effetto “di scala”, promuovendo la collaborazione tra quelle operanti sul medesimo spazio. Altro ruolo sarà quello di “soggetto terzo” nel rapporto con l’amministrazione e la promozione di forme di rappresentanza anche in altri ambiti, così da dare ampio compimento alla partecipazione e alla diretta influenza.
I giovani sono la categoria anagrafica che più soffre la situazione economica attuale, che li vede attestati a tassi di disoccupazione spropositati rispetto al tasso globale europeo, con alta incidenza sia del lavoro precario che di quello “relativamente tutelato” e ancorato agli incentivi dell’ultima riforma del lavoro, peraltro a termine. Oltre a grandi masse di giovani inattivi, ci sono grandi sacche di lavoro nero e di “economia informale”, che hanno conseguenze importanti e a cascata sui livelli di formazione, carriera, sicurezza finanziaria, accesso al credito e conseguente esclusione sociale. Soluzioni vanno ricercate in forme di agevolazioni lavorative per giovani e sviluppo di collaborazione decentrata, coinvolgendo i nuovi usciti da scuole e corsi di formazione (universitaria e non) in stage retribuiti in strutture pubbliche o aziende del territorio e disincentivando fortemente le forme di lavoro volontario all’interno di progetti fortemente qualificanti. Va portato avanti un potenziamento dell’Ufficio dell’impiego, che si faccia propositore di opportunità di lavoro/studio anche nella C.E. e in organizzazioni internazionali. Si deve ricorrere a incentivi e sgravi fiscali su locali comunali da mettere a disposizione per artigianato artistico in grado di dare importati opportunità sul piano di offerta culturale e forme di co-working.
L’amministrazione può far fronte alle problematiche di accesso alla casa, prima conseguenza della “debolezza reddituale”, mettendo in moto processi virtuosi di potenziamento, rilancio ed utilizzo dell’edilizia residenziale pubblica, di promozione di social housing ed edilizia convenzionata e mettendo in campo tutti quei mezzi urbanistici necessari a rilanciare una politica di welfare abitativo in grado di dare una pur minima risposta a tali problematiche e alla loro sostenibilità nel tempo grazie a forme di baratto amministrativo.
In particolare il social housing si rivolge a famiglie o coppie del ceto medio, che non possono permettersi una casa a prezzo di mercato, ma che hanno un reddito troppo alto per accedere all’edilizia popolare. In generale famiglie di lavoratori non assunti a tempo indeterminato, nuclei famigliari a basso reddito, giovani coppie, anziani in condizioni economiche svantaggiata, studenti, immigrati
Colonna portante di questo ambito è la redazione di un Quadro di sviluppo e valorizzazione, introdotto dalla L. R. 12/2008, che metta al centro l’emergenza abitativa per le giovani coppie e la adotti come punto fondante del processo di riqualificazione e reinsediamento nel centro storico.
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